Non vi fidate di Ipazia Preveggenza Tecnologica

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Oreste Grani
view post Posted on 22/6/2012, 09:25 by: Oreste Grani




Lanciare il sasso e nascondere la mano.
Il silenzio del mio anonimo accusatore farebbe pensare a questo stereotipo. Ma io che sono servo di verità e amico di Ipazia Alessandrina, rifiuto queste semplificazioni.

“Custode di Ipazia” è uno dei tanti appellativi che, negli anni di attività svolta mi è stato attribuito.
Un altro giro di parole per indicarmi è stato “l’uomo dei cerchi concentrici”. Così, infatti, mi definì, in modo acuto e rispettoso, il signor generale Roberto Santini durante un colloquio presso il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri a viale Romania, Roma in cui ebbi modo di illustrare e consegnare (in formato A3) “Ubiquità, ovvero la dimensione necessaria di un’Intelligence Culturale” documento già da me citato nella lettera del 18 giugno u.s..
Se sono “l’uomo dei cerchi concentrici” conosco bene che tipo di effetto fisico/quantistico si genera lanciando un sasso in un liquido.
Caro anonimo, le espressioni che ti ho dedicato (“danneggiato dal mio agire”, “se appartiene alla categoria dei danneggiati e allora mi scuso da subito”) nella prima parte della risposta che il tuo gesto del 14/2/2012 mi ha indotto a scrivere, si meritava qualche cosa di più di un tuo colpevole silenzio.

L’effetto del tuo sasso fangoso è andato lontano arrivando con i suoi schizzi alle banche, agli esausti collaboratori, ai possibili imprenditori alleati, ai padroni di casa, ai fornitori.
Il tuo silenzio è ciò che, per l’ultima volta, rispettosamente ti suggerisco di evitare prima che diventi, per te, lo scivolo per precipitare in un girone dantesco di cui, ritengo, tu non sappia valutare le complessità e le implicazioni.
Se taci, da possibile danneggiato, ti iscrivi d’ufficio alla schiera dei servi di un sistema di corrotti traditori del giuramento alla Repubblica.
Come ho già scritto, viceversa, io appartengo al mondo di quelli che già nel 1973 ritenevano che secondo le parole di Randolfo Pacciardi…«[.] quando Iddio vuol condannare un regime comincia con l'incretinire i suoi partigiani. Poi speriamo che dia la forza agli Italiani per liberarsi di questa assurda e esilarante repubblica dei partiti.» Così su Nuova Repubblica, il 16 gennaio 1972. Ma quello che scrisse quel giorno Randolfo Pacciardi avrebbe potuto scriverlo anche molte altre volte, lungo la sua pluridecennale battaglia di chiarezza e di onestà politica, tutta ispirata agli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini».
…«L'idea che la Repubblica, istituendo un sistema per cui l'investitura al potere avrebbe dovuto essere davvero nelle mani degli eletti dal popolo, poteva costituire per i Repubblicani la stella polare, l'obiettivo che, perseguito, avrebbe risolto tutti o quasi i guai che erano già allora, come poi nei successivi decenni, evidenti nella nostra politica».
…«la nostra costituzione non era funzionale e non poteva esserlo nella sua fatale degenerazione partitocratica, correntocratica, sindacatocratica, entocratica, burocratica, ecc.» (Nuova Repubblica, 9 dic. 1973). E la causa principale della sua inefficienza e della sua degenerazione stava nella presenza di un presidente della Repubblica non eletto, e politicamente irresponsabile e privo di poteri esecutivi, attraverso il quale passano tuttavia le nomine dei premier e dei ministri, con il conseguente dilagare del potere dei partiti.

Questo è un Paese dove, ciclicamente, anche i Capi dello Stato sono accusati di comportamenti gravemente lesivi degli interessi della collettività.
È stato così per Giovanni Gronchi, per Giovanni Leone, per Francesco Cossiga, per Oscar Luigi Scalfaro.
Ora i dubbi sfiorano il presidente in carica Giorgio Napolitano.
Il Quirinale, già sede pontificia, non è immune, quindi, da basse insinuazioni.
I pontefici e le loro curie, come sicuramente sai, anche loro non sono esenti da accuse gravissime.
Dalla povera Emanuela Orlandi fino alle giovani guardie svizzere “suicidate” per motivi inconfessabili.

Figurarsi se un Carneade quale io sono si poteva ritenere avulso da tale prassi. È che io ho da continuare a fare ciò che sto facendo da 50 anni. Ed in particolare a realizzare i passi necessari a dotare il nostro Paese della necessaria Strategia di Sicurezza Nazionale. Ti annuncio che mi preparo a riprendere il cammino risolvendo quello che tu, con il tuo silenzio, rappresenti: l’ennesimo tentativo di fermarmi.
E come si fa, nell’arte militare, ti stanerò dall’enclave telematica in cui pensavi proditoriamente di celarti.
Non ti lascio alle mie spalle e ti vengo quindi a prendere chiarendo il tuo oscuro tentativo e chiamandoti a rispondere secondo l’art. 2043 del codice civile che definisce illecito qualsiasi fatto, doloso o colposo che cagioni ad altri un danno ingiusto.

La giurisprudenza ha ammesso la tutela risarcitoria oltre i confini del diritto soggettivo in senso stretto, prevedendo il risarcimento del danno derivante dalla lesione di una legittima aspettativa o dalla perdita di una opportunità. È quello che tu nell’anonimato hai fatto a me e a tutti i miei collaboratori.
Che il danno sia doloso o colposo è uguale per la legge. Decideranno i giudici in proposito. Ciò che è sicuro è che il tuo comportamento ha cagionato a tutti noi un danno ingiusto.
Mentre penserò a te, alle tue responsabilità legali e a ridare un’opportunità di lavoro ai miei collaboratori, riprenderò l’attività a cui ho dedicato tutto il mio pensiero e le mie azioni: dare stimolo alla costruzione di un necessario Stato Intelligente ed in particolare, negli avvenimenti contingenti, fare in modo che lo stanziamento di alcuni miliardi (!!!!!) di euro e l’attivazione di diverse linee di finanziamenti europei per il settore della Sicurezza Strategica Nazionale vengano utilizzati nella massima trasparenza per rendere il nostro Paese più sicuro, più avanzato tecnologicamente e meglio attrezzato per contrastare la corruzione nemica prima della speranza di superare la crisi economica, valoriale, finanziaria, sociale, politica in cui ci troviamo.

Mi chiedo di chi tu sia oggettivamente alleato con il tuo silenzio.
Soprattutto, alla luce della data che hai scelto (14/2/2012) per colpire nell’ombra il disegno a sostegno della possibile Strategia di Sicurezza Nazionale di cui il Paese è orfano e in particolare la mia persona che lo ha elaborato ora che si riaccendono le polemiche e le lotte politiche, senza esclusione di colpi, intorno al decreto sulle intercettazioni telefoniche.
Amerei non rimanere, per tua grave responsabilità, delegittimato e fuori da un dibattito che mi ha visto, riservatamente, fare il mio dovere, più volte, perché nel Paese non si determinassero condizioni di appropriazioni private di questo settore a discapito della legittima costituzionalità e della protezione dei diritti di tutti i cittadini.

Così si deve leggere la mia attività imprenditoriale durante tutto il periodo che per semplicità chiamerò Kami Fabbica di Idee srl/Carro srl/Monitoring Italia srl/Cofito spa di Bruna Segre ed altri.
Va sicuramente in questa stessa direzione, cioè della difesa dei diritti costituzionali dei cittadini italiani, tutto l’impegno più recente, mio personale e dei miei collaboratori profuso nella manifestazione LiberaRete.
Dopo aver immesso, come fonte aperta, questi pensieri che di seguito ti/vi ricordo: “A proposito di intercettazioni e di libertà di informazione…
“Libertà vo cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”
Un fumo sempre più denso, acre, asfissiante sembra levarsi dalle macerie del nostro Paese. Vacillano ormai visibilmente, al culmine di un rovinìo persistente e presago di intonaci e di suppellettili, anche gli architravi e i muri maestri della nostra democrazia, da alcuni amata e da altri ignorata, più volte difesa ma anche tradita, precaria comunque da sempre, sin dal suo nascere entro i nostri confini.
Dell’oggi è il rischio immanente di una democrazia senza libertà dell’informazione, della ricerca, della cultura, simulacro vacuo e oltraggioso dei principi di libertà e di sovranità popolare sanciti, nello spirito e nella lettera, dalla nostra stessa Costituzione. Ove poi la democrazia fosse lesa altresì da una giustizia che taluno vuole compressa e azzoppata, e inoltre dallo spettro del non lavoro, che vanifica la sostanza di ogni libertà, l’evocazione dantesca del rifiuto della vita dovrà viceversa suonare per gli offesi come richiamo estremo a resistere e a reagire alla minaccia, a difendere la democrazia con le sue stesse armi: la parola (il libero pensiero) il diritto (la giustizia giusta); la solidarietà (la fratellanza tra eguali); la partecipazione. Ipazia Promos sarà dunque, libera tra i liberi, in “Libera rete” per onorare la propria missione, per testimoniare anch’essa che la libertà è unica e indivisibile e sostanza, insieme con la giustizia, di ogni autentica democrazia” riuscimmo a fermare con altri, il così detto Decreto Bavaglio.

Era il 1 luglio del 2010 e ancora in queste ore siamo, come paese, inchiodati a uno sterile e pericoloso dibattito sull’uso delle intercettazioni quale strumento investigativo.
Erano i primi anni ’70 quando gli italiani scoprirono il nome di Tom Ponzi associato con quello di Walter Beneforti, Giorgio Fabbri, Marcello Micozzi, Mario Nardone, Nicola Di Pietroantonio, quale protagonisti della mappa dello spionaggio telefonico.

Problema ancora aperto dopo quarant’anni.
Io ho una mia idea di come si fa a risolvere questo problema delle intercettazioni e non vorrei che un vigliacco, nell’ombra, come ti dimostri essere mi impedisca di dare il mio contributo al groviglio putrescente che tecnologia e infedeli servitori dello Stato, da troppi anni producono in Italia.
Rimango in attesa delle tue parole.

Oreste Grani
 
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36 replies since 14/2/2012, 11:44   14938 views
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