Non vi fidate di Ipazia Preveggenza Tecnologica

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Oreste Grani
view post Posted on 11/7/2012, 15:05 by: Oreste Grani




Caro Anonimo, da molti anni ciclicamente mi cimento in un esercizio di autostima (trovare le vanghe dalla punta d’oro) utilizzando, per scegliere collaboratori all’altezza delle complessità di cui mi interesso, il giornale di annunci gratuiti “Porta Portese”.
Recluto i candidati con una griglia larga e poi li seleziono, nel tempo, secondo alcuni criteri mutuati dalle teorie psicologiche di Howard Gardner che identificano le dimensioni dell’intelligenza individuale: linguistica (ampiezza e profondità di vocabolario, flessibilità nel trasferire concetti da un registro linguistico ad un altro), spaziale (attenzione percettiva, memoria visiva, orientamento), musicale (padronanza del significato psicologico nelle differenze di tono, volume, armonie e disarmonie vocali), cinestesica (coordinamento dei movimenti, relazioni dinamiche), personale (profondità di riflessione, auto-consapevolezza e consapevolezza del mondo interiore dell’altro), naturale (logico-intuitiva, capacità di analisi e di sintesi, comprensione dei dettagli e dell’insieme e della relazione tra le parti e il tutto), esistenziale (capacità di astrazione, di visioni globali, sistemiche e universali).
Sono tutte dimensioni che devono appartenere anche all’intelligenza dello Stato, appunto, all’intelligence. Il modo di intendere le strutture di intelligenza/sicurezza pubblica, i “servizi segreti”, l’Intelligence, per rispondere alle finalità per cui esistono e operano, non possono non evolvere adeguandosi al nuovo modo di intendere l’intelligenza in senso stretto e il mondo in generale.
Proprio alla Fiera di Porta Portese ho “pescato” il più prezioso e più intelligente dei miei collaboratori che era in cerca di lavoro nonostante una brillantissima laurea in filosofia e vari master di ottima qualità: la dott.ssa E.B.
Con questa preziosa collaboratrice abbiamo messo a punto, sin dal 1° dicembre 2005, il documento “Ubiquità – Ovvero la dimensione necessaria di una Intelligence culturale”.
In particolare, in quel documento, evidenziavamo la mancanza di un dibattito sufficientemente articolato intorno ai nuovi concetti di intelligenza e sicurezza. Tale carenza ha provocato una condizione di pericolo per il nostro Paese nella crisi internazionale e mondiale che è seguita alla fine della guerra fredda, con la rottura degli equilibri politici ed economici e i mescolamenti culturali, caotici e imprevedibili, che sono seguiti ai grandi esodi e alle nuove scoperte tecnologiche, soprattutto nella comunicazione.
Tra le definizioni più diffuse di Intelligence vi è quella di “attività di reperimento, raccolta e collegamento di informazioni utili a prendere decisioni per la sicurezza del Paese”. Le informazioni e il controllo delle informazioni rappresentano, quindi, l’area critica della sicurezza. L’azione di Intelligence si svolge, dunque, secondo tre linee principali: l’acquisizione di informazioni dall’esterno, la difesa delle informazioni critiche per la propria sicurezza nei confronti dell’esterno, il controllo delle informazioni al proprio interno. La questione che si pone è: quali sono le informazioni che occorre acquisire, difendere e controllare? Chi lo decide? In che modo opera?
La risposta alla prima domanda rappresenta l’elemento di criticità intorno al quale ruota tutta la riflessione sull’adeguamento delle strutture di Intelligence. Intorno agli anni ’80, prima negli Stati Uniti e poi anche in alcuni paesi europei, è andata affermandosi una nuova concezione dei servizi di informazione, in chiave economica e non più militare, come era stata fino alla guerra fredda. Tale riformulazione del concetto di sicurezza nazionale trova come data decisiva il trattato firmato da Ronald Reagan e Michael Gorbaciov l’8 dicembre 1987 per la riduzione pianificata degli armamenti nucleari.
Contemporaneamente, la forte concorrenza commerciale dei paesi asiatici ha evidenziato l’importanza del fattore economico nella vita di una nazione e nelle relazioni con gli altri paesi; importanza, peraltro, già analizzata da Karl Marx nell’ambito di una visione più ristretta, che riguardava i rapporti di classe e di potere.
Il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della corsa agli armamenti ha prodotto il diffondersi di una idea di Intelligence “economica”, che considera, cioè, la competizione tra gli Stati di natura prevalentemente economica e non militare. Gli Stati sono considerati non più “nemici” ma, innanzitutto, “concorrenti”. L’Intelligence economica strategica si interessa dell’economia (cioè, della produzione, dello scambio di beni e prodotti, informazioni e strumenti tecnici, flussi di capitali e compra-vendita di imprese) quale fonte di informazione strategica per la sicurezza dello Stato a partire dalla protezione della stabilità e dell’autonomia dell’economia nazionale. L’insieme delle attività di ricerca, trattamento e distribuzione delle informazioni riguarda tre soggetti economici: imprese private, enti pubblici, i governi.
La rivoluzione tecnologica e i processi di globalizzazione, culturale e non soltanto economica, che hanno caratterizzato l’ingresso nel terzo millennio, impongono un nuovo ripensamento dell’Intelligence come funzione e struttura, profilando una nuova e più complessa risposta alla domanda, già posta: quali sono le informazioni che occorre acquisire, difendere e controllare?
Ogni persona, gruppo, associazione, istituto, ente, organismo, organizzazione, comunità, è una fonte e, al tempo stesso, un archivio di informazioni, e fa intelligence ogni giorno, poiché reperisce, raccoglie, organizza, conserva, emette informazioni utili a prendere decisioni, dalle più banali di vita quotidiana alle più complesse e determinati per la vita dello Stato e, perfino, dell’umanità intera. Non esistono, quindi, informazioni neutre, insignificanti e ininfluenti. Dunque, il compito dell’Intelligence dei nostri tempi non può limitarsi a proteggere le proprie informazioni segrete e violare quelle dei paesi concorrenti a scopo difensivo. È un problema di cambiamento dei paradigmi culturali. Va ripensato il rapporto e il confine tra informazioni segrete (che non si vogliono divulgare) e informazioni aperte (disponibili e accessibili a chiunque). Spesso, infatti, le fonti aperte rivelano segreti a basso costo e contengono informazioni preziose per comprendere situazioni, relazioni e dinamiche e, così, anticipare gli eventi.
L’Intelligence culturale è basata su una nuova concezione dell’intelligenza, della conoscenza e della comunicazione. La gestione delle conoscenze e il controllo delle comunicazioni sono l’area strategica della competizione intelligente. Pierre Levi definisce “intelligenza collettiva”, o “comunitaria” la capacità di acquisire, monitorare, interpretare, archiviare informazioni di diversa natura e da diversa fonte (protetta o aperta, diretta o indiretta), con metodologia trasversale, transdisciplinare e transculturale, per comporre una mappatura della realtà altamente complessa ed esponenzialmente significativa, in un sistema di informazioni a spirale, cioè, in costante riorganizzazione, negoziabile con il contesto, produttivo (che produce sempre nuovi schemi cognitivi sulla base dell’esperienza) e non riproduttivo.
Per l’Intelligence culturale, il mondo è una rete di infinite connessioni, comprensibile e interpretabile, e dunque conoscibile, soltanto in una logica non-lineare, caotica, entropica (ove, cioè, basta un minimo dettaglio, una piccola banale informazione, a modificare l’intero sistema sotto osservazione o indagine e, quindi, le previsioni di sviluppo). Si tratta di applicare le più recenti teorie epistemologiche all’investigazione, attualizzando i concetti e i rapporti di causa-effetto, contiguità e appartenenza, coadiuvando la logica classica con la logica fuzzy, propria dei computers.

A E.B., almeno, offro la protezione di un anonimato e il ricordo grato di tutte le volte che è riuscita a mettere a fuoco le mie faticose intuizioni.
Le devo molto e sono profondamente dispiaciuto che l’attacco proditorio da te ordito il 14.2.2012 l’abbia messa in ulteriore difficoltà. Dico ulteriore, perché in precarietà lo era già a causa delle incertezze retributive in cui la facevo vivere. Lei sì che è nell’elenco dei danneggiati dai miei limiti. Ma io sono ancora vivo, caro “silente aggressore” e a E.B., come agli altri intelligenti e leali collaboratori penso ogni minuto della mia residua vita. Lei, come gli altri, deve avere speranza che ciò per cui da anni ci sacrifichiamo, alla fine, sia pure esausti, vedrà la luce.

Di questi argomenti, il sottoscritto truffaldino, con tutti i truffati collaboratori (o truffatori complici?) si è interessato da quando, come ho anticipato, la morte del giovane Paolo Rossi nel 1966 e la disinformazione che le centrali partitiche attuarono, mi convinse che non ci sarebbe mai stata una democrazia compiuta se non ci fosse stata una nuova cultura dei e nei “servizi segreti” a proteggere la vita dei cittadini e il loro diritto alla sicurezza nella verità.
Tutto qui, caro il mio infangatore silenzioso. Dimostrerò, se fosse necessario, in modo documentale perché ho dovuto procurarmi denaro (a modo mio), per portare a termine questi studi e queste azioni.
Tu pensi invece che avrei dovuto, come tanti altri, attaccare l’asino dove il padrone voleva? No, ho preferito vivere da uomo libero e ho agito secondo coscienza. La mia.

Oreste Grani

PS Apprendo con sommo piacere che Luca Luciani, amministratore delegato di TIM Brasile ha lasciato il gruppo Telecom, perché coinvolto in una vicenda che per semplicità definiremo: “SIM fantasma”.
Proprio qualche giorno fa, il 27/6, ricordavamo che quelli come “Luciani (quello che per ore, davanti ad attoniti dipendenti Telecom, sostenne il valore metaforico della vittoria di Napoleone Bonaparte a Waterloo)” avevano “azzerato, con l’uso “privato” delle sponsorizzazioni e delle conventions” e con la loro crassa ignoranza, “la tradizione culturale della SIP, Stet, Stet International, Finsiel, Italcable guidate per anni, da uomini sensibili all’arte e alla bella musica.”
 
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36 replies since 14/2/2012, 11:44   14938 views
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