Oreste Grani |
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| “Messaggio criptico ma non troppo”…. Ho usato questa espressione il 12/7/12 in tono semiserio per sfottere tre sprovveduti nemici di Ipazia autopropostisi al mondo della complessità e dell’Intelligence.
In realtà vale la pena, tra noi, di introdurre il discorso sulla crittografia intanto per un omaggio ad Alan Mathison Turing, e poi, perché come poi si vedrà essa è tutt’uno con l’Intelligence Culturale e con le fonti aperte. Soprattutto di origine informatica. Crittografia deriva da due parole di greco antico che significano “scrittura segreta”. La crittografia ha una storia lunga e avventurosa che risale a migliaia di anni fa. Nella crittografia i professionisti distinguono i termini cifrario e codice. Con cifrario si intende una trasformazione carattere per carattere (o bit per bit) senza considerare la struttura linguistica del messaggio. Al contrario, un codice rimpiazza ogni parola con un’altra parola o simbolo. I codici ovviamente non vengono più utilizzati anche se hanno alle spalle una storia gloriosa e hanno avuto massima efficacia quando erano usati.
Il codice di maggior successo, nell’era moderna, fu usato dalle Forze Armate Americane nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale: si impiegarono indiani Navajo che comunicarono tra loro con le parole navajo che definivano i termini militari. Per esempio, chay-da-gahi-nail-tsaidi (letteralmente: ammazza tartarughe) indicava le armi anticarro (le tartarughe corazzate erano i carri armati). La lingua navajo è molto tonale, estremamente complessa (parolaccia!) e non ha una forma scritta. Inoltre nessuno in Giappone ne conosceva l’esistenza.
Nel settembre del 1945, ad operazioni belliche concluse, il San Diego Union descrisse il codice dicendo: “Per tre anni, ovunque sbarcavano i marines, i Giapponesi ascoltavano una serie di strani suoni gutturali inframezzati con altri suoni che assomigliavano a un misto fra la voce di un monaco tibetano e il suono del boiler dell’acqua calda che si svuota”.
I Giapponesi non riuscirono mai a interpretare il codice, e molti codificatori navajo ricevettero gli alti onori militari per il servizio straordinario e il loro coraggio. Il fatto che gli Stati Uniti decrittarono i cifrari giapponesi, mentre il Giappone non decrittò mai il codice dei Navajo, ebbe un ruolo cruciale nella vittoria americana sul fronte del Pacifico. Intelligence culturale contro arroganza e violenza cieca. Anche in quella parte del mondo, come in Europa contro i nazisti, la cultura sconfisse il fanatismo.
Non è per tutti decrittare il codice in uso nel mondo di Ipazia Preveggenza Tecnologica. Chi ci ha provato, con volontà malevole, ci ha rimesso le penne.
Oreste Grani
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